In ambito medico il vomito, detto emesi, consiste nell’espulsione rapida, attraverso l’organo della bocca, di materiale gastrointestinale.
Le persone possono vomitare per svariati motivi: si può vomitare per motivi interni legati al tratto digestivo, ma si può vomitare anche per cause esterne al nostro sistema digerente; infine, si può vomitare anche a causa di malattie metaboliche o per aver assunto sostanze che il nostro corpo percepisce come nocive così che attua il meccanismo riflesso del vomito per eliminare quanto assunto di potenzialmente pericoloso.
Il vomito è un’esperienza poco piacevole per tutti noi che ci può lasciare “scombussolati” per un periodo di tempo anche abbastanza lungo. Nonostante ciò ci sono alcune persone che ricorrono al vomito frequentemente come mezzo per controllare il peso corporeo, l’ingestione di calorie ma anche, sembra strano a crederci, perché avvertono piacere.
Tutti voi avrete sentito parlare di condotte di eliminazione, nello specifico il vomito autoindotto, presenti in diversi disturbi alimentari quali la bulimia, l’anoressia o nel disturbo da Binge eating. Oggi questi disturbi alimentari sono ampiamente conosciuti e studiati e tutti, più o meno, sanno in cosa consistono. Pochi però conoscono un disturbo alimentare più sofisticato che sta però diffondendosi: il disturbo alimentare del vomiting. Le persone affette da questo disturbo vomitano subito dopo aver mangiato e non riescono a resistere all’impulso di indursi il vomito.
A prima vista potremmo pensare che si tratti di bulimia nervosa o di anoressia nervosa dal momento che il vomito autoindotto è un sintomo che accomuna questi due disturbi… ma siano davvero sicuri che non si tratti di altro?
Il vomiting è un disturbo alimentare nuovo basato sul consumo di grandi quantità di cibo che viene repentinamente espulso attraverso il vomito. Inizialmente il vomito èusato come mezzo per evitare di ingrassare continuando a mangiare in modo eccessivo; tuttavia, con il passare del tempo, si scopre il piacere del rituale “mangiare-vomitare” dal quale è difficile riuscire a uscire senza l’aiuto di un professionista.
Il vomiting inizialmente è stato considerato una variante dell’anoressia e della bulimia nervosa; tuttavia, in questo disturbo vi è una vera e propria sensazione di piacere che si accompagna all’atto dell’espulsione che non risulta presente nella bulimia e nell’anoressia. Come tutte le sensazioni che causano piacere, però, a lungo andare, è difficile smettere di attuare comportamenti che attivano il circuito neurale della ricompensa (proprio quello che succede con l’uso e l’abuso di sostanze) e si entra così in un pericoloso circolo vizioso.
Il circolo vizioso del vomiting si compone essenzialmente di tre momenti.
In un primo momento, comunemente definito fase eccitatoria, il soggetto si concentra sul cibo, su cosa mangerà e su quanto potrà abbuffarsi; successivamente compare la fase consumatoria durante la quale la persona ingurgita tutto il cibo a sua disposizione fino a riempirsi e a sentire il bisogno di espellere tutto ciò che ha appena ingerito; l’ultimo momento è rappresentato dalla fase liberatoria in cui viene messo in atto il vomito.
Chi soffre di vomiting dunque non vomita perché si è abbuffato, ma si abbuffa per vomitare.
Le persone affette da tale disturbo possono essere raggruppate in tre tipologie distinte.
Per quanto il disturbo possa avere delle analogie con bulimia e anoressia è un disturbo con delle caratteristiche proprie che ha un’identità diagnostica a se: è importante, dunque, saperlo riconoscere e distinguere dagli altri disturbi alimentare per impostare una terapia specifica e adatta
Dott.ssa Cristina Lo Bue