“Quel momento, quell’istante in cui le tue dita si chiudono attorno ai manici di un sacchetto lucido e ancora perfettamente liscio, e tutte le fantastiche cose nuove al suo interno diventano tue, a cosa si può paragonare? E’ come riempirsi la bocca di pane tostato e imburrato dopo aver fatto la fame per giorni. E’ come svegliarsi al mattino e rendersi conto che è sabato. E’ come i momenti migliori del sesso. Tutto il resto scompare dalla mente. E’ un piacere puro, assoluto, totale.” (S. Kinsella)
Questo è quello che dice Becky, la protagonista del libro “I love Shopping” di Sophie Kinsella, una donna le quali vicissitudini hanno un unico sfondo: l’amore per lo shopping…shopping compulsivo. In modo ironico e geniale, Kinsella mostra come lo shopping possa avere un grande effetto “benefico” sulla persona, ma quando parliamo di compulsione allo shopping, ci riferiamo ad un specifico disturbo che in questo articolo tratterò.
Come descritto in un mio precedente articolo, le compulsioni sono dei comportamenti che le persone mettono in atto per riuscire a “controllare” una situazione e a ridurre l’ansia rispetto a qualcosa che le preoccupa (spesso inconsciamente). Esistono diverse compulsioni, forse quella più conosciuta e frequente, è la pulizia del corpo e soprattutto delle mani, ma ne esistono tante altre:
Tra queste compulsioni esiste lo shopping che si definisce come un disturbo ossessivo compulsivo e di dipendenza, che negli ultimi anni, favorito dal diffondersi degli acquisti on line, si è maggiormente diffuso.
Come si può ben intuire, lo shopping compulsivo è caratterizzato dal bisogno irrefrenabile di acquistare oggetti di diverso genere, che la persona utilizzerà inizialmente per poi lasciare e/o sostituirli con altri. Il confine tra compulsione e dipendenza è veramente molto sottile, perché la persona finisce per non riuscire a fare a meno degli acquisti. Inoltre si osservano gli stessi meccanismi che sono alla base della dipendenza:
Internet, smartphone, app sono mezzi che hanno incentivato e favorito il disturbo da shopping compulsivo, per la facilità di accedere in qualunque momento a “luoghi virtuali” di acquisti.
Se prima era un disturbo ascrivibile soprattutto alle donne, anche per norme culturali interiorizzate (che bello fare shopping con la mamma!) in realtà ad oggi, anche gli uomini ne sono affetti dedicandosi di più al collezionismo.
Non è importante cosa si acquista, non è importante il valore dell’oggetto acquistato, ma l’importante è acquistare perché è l’atto in sé che dà alla persona un senso di eccitazione che poi la fa entrare in un circolo vizioso. Proprio come una droga, se si sperimenta il piacere dopo la prima esperienza, sarà molto difficile farne a meno successivamente.
I soggetti con shopping compulsivo, acquistano principalmente con carte e bancomat ed il motivo è facilmente comprensibile perché tutti l’abbiamo provato almeno una volta nella vita: se acquistiamo con i contanti abbiamo la percezione reale del denaro “che se ne va”. Carte di credito e bancomat, invece hanno una disponibilità superiore di denaro, e la percezione di questo è maggiore più di quanto effettivamente possiamo spendere facendoci sentire anche meno in colpa. È la stessa dinamica alla base del “successo” del gioco d’azzardo on line.
Dopo gli acquisti però ciò che pervade la persona è un senso di colpa e di rimorso che possono generare stati e sentimenti negativi che la portano nuovamente fare altri acquisti.
Lo shopping compulsivo ha una comorbilità con altri disturbi quali: disturbi dell’umore, depressione, ansia, disturbo da uso di sostanze e disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge eating…) e quindi da una “difettosa” capacità di gestire le emozioni. Freud supponeva che i disturbi ossessivi-compulsivi dipendessero da un controllo eccessivamente rigido dei bisogni corporei, e le teorie psicodinamiche più recenti confermano che la presenza di genitori rigidi, e un addestramento eccessivo alla pulizia, possono portare allo sviluppo di tale disturbo. È possibile che lo shopping, l’oggetto acquistato, possa dare alla persona un senso di maggiore sicurezza di sé e della propria immagine, quindi anche una bassa autostima potrebbe favorire la manifestazione del disturbo.
Le persone con shopping compulsivo possono essere anche accumulatori compulsivi, ma rispetto a questi ultimi pensano e immaginano ció che devono acquistare, fanno ricerche sull’oggetto che desiderano, decidendo anche dove acquistare fisicamente e/o on line. Quando acquistano, le sensazioni che provano sono di profondo piacere, soddisfazione, euforia, eccitazione, che si concludono però con la colpa e delusione verso se stessi. Di solito queste persone fanno acquisti in solitudine perché il piacere che si prova e che poi diventa imbarazzo, è difficile da condividere con gli altri.
Puoi provare a scrivere quali fattori ed eventi hanno scatenato l’acquisto: cosa è successo? Che pensieri avevi? Hai parlato con qualcuno che può aver scatenato emozioni negative? Ti senti solo? In ansia?
Inizia a utilizzare i contanti perché ti danno una reale percezione di quanto stai spendendo: affida le tue carte a qualcun altro che possa tenerle al posto tuo.
Non uscire da solo per fare acquisti, questo ti aiuterà non solo a frenare l’acquisto impulsivo, ma anche a ridurre l’isolamento e il senso di solitudine.
Riduci le tentazioni e fai una lista delle cosa da acquistare e attieniti esclusivamente a queste.
Se comprendi che è difficile riuscire a gestire l’impulso all’acquisto in modo autonomo, è importante che ti rivolgi a qualcuno esperto come uno psicoterapeuta. La psicoterapia psicodinamica permette di comprendere il significato del sintomo, individuarne le cause, e ridefinire il senso della compulsione all’acquisto ridefinendo il sé della persona.
Dott.ssa Cristina Lo Bue
BIBLIOGRAFIA