Il Disturbo da Stress Post Traumatico (DSPT) è un disturbo collegato a un trauma o a un evento particolarmente stressante che la persona ha vissuto in prima persona o al quale ha assistito. Questi eventi possono scatenarsi a seguito di incidenti, violenze, disastri naturali e guerre.
Il DSPT può manifestarsi a qualunque età, compresa l’infanzia, e sembra che le donne abbiano una probabilità maggiore di svilupparlo rispetto agli uomini. Ci sono categorie professionali che sono maggiormente a rischio e queste sono quelle che devono vivere in scenari di guerra: il 30% dei veterani della guerra del Vietnam ha sviluppato un disturbo da stress post traumatico.
Per poter essere diagnosticato, i sintomi del disturbo da stress post traumatico devono presentarsi per un periodo di almeno 1 mese e devono essere successivi a un evento traumatico. I sintomi sono:
Perché alcune persone si ammalano di disturbo da stress post traumatico e altre no, pur vivendo lo stesso evento stressante? Il disturbo è causato dalla somma di alcune condizioni. Prima di tutto le esperienze stressanti che la persona ha vissuto durante l’arco di tutta la vita: più micro-traumi ha vissuto, maggiore è la probabilità di sviluppare un DSPT.
Ereditarietà familiare. Disturbi d’ansia e depressione in famiglia possono aumentare il rischio di sviluppare un DSPT a causa di un mancato apprendimento delle capacità di resilienza.
Intensità e la durata del trauma. Eventi che si protraggono nel tempo determinano un aggravamento della risposta all’evento traumatico.
I sintomi e gli effetti del disturbo da stress post traumatico possono essere ridotti grazie ale abilità di resilienza che la persona possiede. Cosa è la resilienza? È la capacità della persona di adattarsi alle avversità e agli eventi di vita stressanti, come il trauma. Ciò non significa che la persona con buone capacità di resilienza non si stressi mai o non viva difficoltà nella sua vita, ma che adotta delle strategie migliori e più adattive per superare e/o affrontare l’evento stressante. Le capacità di resilienza sono apprese e non sono genetiche. Molti studiosi concordano sul fatto che queste capacità dipendono principalmente dalle relazioni di cure che si sono ricevute durante l’infanzia e dalla capacità dei genitori di sostenere, proteggere e aiutare il bambino. Le relazioni fondate sull’amore e sulla fiducia forniscono modelli che saranno interiorizzati per tutta la vita, aumentando la capacità di reagire agli eventi stressanti perché si possiede una base sicura dalla quale attingere. Una buona resilienza dona alla persona un’ immagine positiva di se stessa e fiducia nelle proprie capacità di affrontare le difficoltà.
Uno degli eventi più disastrosi per un bambino è la violenza fisica o sessuale. In questi casi è molto probabile che in età adulta, il bambino abusato sviluppi un disturbo da stress post traumatico. Quando un minore vive un abuso non è psicologicamente “attrezzato” per affrontare ciò che gli sta accadendo ed è compito dei genitori aiutarlo a proteggersi dalle conseguenze dell’ abuso, rivolgendosi a dei professionisti. I sintomi del DSPT nei bambini sono:
I bambini che hanno vissuto delle violenze possono diventare adulti carnefici o vittime. Quando le capacità di resilienza non sono sufficientemente adeguate e sviluppate, è stato osservato che le donne hanno una maggiore probabilità di reiterare il ruolo della vittima, per cui hanno una probabilità maggiore di legarsi sentimentalmente a uomini abusanti anche emotivamente e/o psicologicamente, nel tentativo di riesperire l’evento traumatico. Gli uomini invece tenderanno a identificarsi con il carnefice, quindi potrebbero diventare a loro volta abusanti. Il supporto dei genitori e della comunità sono lo strumento principale per prevenire l’abuso sui minori ed è importante sempre denunciare perché più l’abuso si ripete e protrae nel tempo, più gravi saranno i sintomi del DSPT.
Quando è necessario vedere uno psicologo? Se hai pensieri intrusivi e inquietanti di un evento che hai vissuto, per un periodo superiore ad un mese (secondo i criteri del DSM 5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). È importante ottenere un aiuto tempestivo, per evitare che il disturbo si cronicizzi e peggiorino i sintomi. In alcuni casi è possibile avere dei pensieri suicidi, a causa del senso di rassegnazione e disperazione per non riuscire a superare il problema da solo. I pensieri intrusivi sono talmente disturbanti che la persona ha la sensazione di vivere una perenne condanna, perché non riesce a liberarsene.
Alcuni degli interventi includono:
La psicoterapia può essere individuale o di gruppo. Il gruppo permette di condividere, rispecchiarsi, confrontarsi e confortarsi ricevendo e donando un importante sostegno emotivo, in un ambiente sicuro in cui è possibile dare voce ai propri vissuti traumatici. Condividendo in gruppo la propria colpa, vergogna e paura si imparerà a concentrarsi più sul presente, piuttosto che rivivere costantemente il passato.
Dott.ssa Cristina Lo Bue
Bibliografia