La caratteristica principale del disturbo borderline di personalità è un modello prevalente di instabilità nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé e nelle emozioni. L’impulsività è una caratteristica tipica del disturbo, e spesso sfocia in comportamenti autolesionistici come procurarsi tagli, tentati suicidi e comportamenti sessuali a rischio.
Come tutti i disturbi di personalità (modello costante di esperienza interiore e di comportamento che devia rispetto alla cultura di appartenenza, e dura tutta la vita) anche il disturbo borderline si manifesta nella prima età adulta e si manifesta con labilità delle emozioni e dei sentimenti che la persona prova verso gli altri, ma anche verso se stesso.
I sintomi del disturbo borderline sono vari, ma tutti girano intorno al nucleo della paura dell’abbandono e del senso di vuoto. È un disturbo che si manifesta in modo più o meno grave e anche ai professionisti della salute mentale potrebbe sfuggire una diagnosi di disturbo borderline di personalità. I sintomi principali sono:
Le persone con disturbo borderline di personalità sono più sensibili rispetto alla maggior parte delle persone. Quello che sperimentano è un importante senso e paura dell’abbandono e della separazione anche quando questa è transitoria e non mette a rischio la relazione. Il borderline può manifestare un’improvvisa disperazione di fronte all’annullamento di un appuntamento da parte di una persona per lui importante. Questo implica che la persona sarà vista come “cattiva” passando dall’odio all’amore improvvisamente senza che l’altro riesca a comprendere l’esagerata reazione. Questo perché il vissuto principale è la paura dell’abbandono e di rimanere soli, perché credono (inconsciamente) di non esistere senza l’altro. L’abbandono è da evitare a tutti i costi e per questo hanno la capacità di legarsi molto velocemente e intensamente alle persone, idealizzandole e mettendole al centro della propria vita subito dopo averle conosciute. Ma nel momento in cui la paura dell’abbandono inizia a materializzarsi, i sentimenti si trasformano in odio e sfiducia e assumono comportamenti distruttivi che inevitabilmente rovinano la relazione, ottenendo effettivamente l’allontanamento dell’altro.
Le cause del disturbo borderline di personalità sono una combinazione di fattori biologici, ereditari e ambientali quali soprattutto le esperienze traumatiche durante l’infanzia.
Gli studi delle neuroscienze rivelano i meccanismi cerebrali sottostanti al disturbo, e affermano che queste persone hanno un’alterazione della regolazione dei circuiti neurali che modulano le emozioni. L’amigdala ha una funzione principale in questo meccanismo, in quanto regola le emozioni negative (rabbia, umore depresso, aggressività).
Mi soffermerò sulle cause psicodinamiche e ambientali del disturbo.
I pazienti borderline hanno avuto la sfortuna di avere avuto una madre che non ha favorito la separazione. Da una parte li hanno scoraggiati durante il processo di individuazione, quindi non hanno favorito l’autonomia, dall’altra, nel momento in cui il bambino aveva bisogno di un suo avvicinamento, la madre l’ha rifiutato. È una relazione conflittuale in cui spesso la figura paterna è assente, fisicamente o emotivamente.
Altro fattore è la presenza di un trauma infantile. L’abuso sessuale è presente nella storia di molti di questi pazienti, ma non è una condizione esclusiva per la formazione del disturbo: trascuratezza genitoriale e ambiente familiare caotico costituiscono allo stesso modo un fattore di rischio.
Le relazioni incostanti e problematiche non permettono al bambino di creare un attaccamento sicuro e quindi svilupperà dei modelli relazionali incerti e precari che lo accompagneranno per tutta la vita. I pazienti borderline sono stati dei bambini che hanno sempre dovuto stare attenti alle espressioni ed emozioni dei genitori, per comprendere se ci si poteva o no avvicinare. Il rischio però è quello che il bambino vive in una condizione di allerta continua e vede il pericolo abbandonico anche quando non c’è. Quando credono di intuire un possibile allontanamento dell’altro, si distaccano prima loro per evitare la sofferenza e avere almeno un controllo sulla relazione.
La farmacoterapia è diventata una parte sempre più importante per il trattamento del disturbo borderline di personalità, quindi è necessario fare una visita psichiatrica e assumere la terapia indicata in maniera corretta per ridurre la sintomatologia come l’ansia e la rabbia in modo che la persona possa adottare una migliore capacità per interpretare e affrontare il mondo esterno e anche i pensieri provenienti da quello interno. La terapia farmacologica è comunque sempre del tutto personale e quindi è possibile che la persona debba provare diversi farmaci prima di trovare la cura giusta per lei.
Fondamentale è la psicoterapia a lungo termine che ha lo scopo di aiutare la persona a ottenere un migliore controllo sui propri pensieri e sentimenti. Fondamentale obiettivo sarà quello di favorire l’accrescimento della capacità di mentalizzazione, cioè quel processo che permette di dare senso e significato agli stati mentali propri e altrui. È quindi importante che il terapeuta possa fornire un diverso punto di vista al paziente e alle relazioni con gli altri.
Dott.ssa Cristina Lo Bue