Quello che stiamo vivendo è un periodo storico molto particolare, in cui lottiamo contro un nemico invisibile e per questo incontrollabile. Quella della diffusione del COVID 19 è una battaglia che riguarda non solo la nostra salute fisica, ma anche psicologica. Per sconfiggerlo ci viene chiesto di restare in casa, di isolarci, di non avere relazioni che comportano la vicinanza fisica. Tutti aspetti che invece hanno sempre “curato” la mente umana, che si nutre di relazioni. Come possiamo affrontare questa crisi sanitaria, in senso fisico e psicologico, e aiutare, noi stessi e gli altri, a sentirci meno soli? Come cambia e cambierà la nostra mente dopo che questa crisi sarà passata? Come cambieranno le nostre relazioni?
Cosa raccomanda lo Stato?
Il Ministero della Salute definisce alcuni punti essenziali per contenere il virus e la sua trasmissione:
- restare a casa, uscire di casa solo per esigenze lavorative, motivi di salute e necessità
- lavarsi spesso le mani;
- evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;
- evitare abbracci e strette di mano;
- mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro;
- igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie);
- evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri;
- non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani;
- coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce;
- non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico;
- pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;
- usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate.
Se presenti febbre, tosse o difficoltà respiratorie e sospetti di essere stato in stretto contatto con una persona affetta da malattia respiratoria Covid-19:
- rimani in casa, non recarti al pronto soccorso o presso gli studi medici ma chiama al telefono il tuo medico di famiglia, il tuo pediatra o la guardia medica. Oppure chiama il numero verde regionale. Utilizza i numeri di emergenza 112/118 soltanto se strettamente necessario.
Come affrontare il panico da Coronavirus
Ciò che non si vede e a cui non siamo abituati, crea sicuramente maggiore ansia. Il COVID 19 è un virus nuovo, che ha messo in crisi anche la medicina del nostro secolo, qualcosa che non si conosce, che segue il suo decorso senza controllo, se non quello di tenerci a distanza. Come tutto ciò che non si conosce, l’uomo reagisce con ansia e panico, creando paure sproporzionate che portano la persona a leggere continuamente notizie, nel tentativo di “saperne di più” e quindi rendere più “familiare” qualcosa di nuovo, ma con il rischio di cadere in alcuni errori e di non essere abbastanza razionale di fronte alle informazioni che apprende. Cerchiamo insieme di elencare una serie di punti chiave che possono aiutarci a non sviluppare un’ ansia eccessiva.
- Attento alle fake news. Sui social girano numerose notizie e informazioni sul coronavirus, ma non tutto è reale. È facile che in un momento in cui la nostra mente è “in allerta” costante, si possa correre l’errore di credere a tutto ciò che leggiamo. Dobbiamo imparare a riconoscere la fonte della notizia. Ci sono moltissimi siti on line, che pur di guadagnare maggiori visualizzazioni, presentano l’articolo con un titolo accattivante, per farci proprio visitare la loro pagina. Il mio consiglio è quello di scegliere una fonte di notizie nazionale e/o locale riconosciuta, da dove apprendere informazioni. Seguire una sola fonte riduce anche la corsa insistente a cercare notizie ovunque e da chiunque.
- Guarda i dati oggettivi. Come riportato in un documento del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi “Il Coronavirus è un virus contagioso ma come ha sottolineato una fonte OMS su 100 persone che si ammalano 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente sanitario, solo il 5 hanno problemi più gravi e tra questi i decessi sono circa la metà ed in genere in soggetti portatori di altre importanti patologie. Molti decessi non sono causati solo dall’azione del coronavirus, così come è successo e succede nelle forme influenzali che registrano decessi ben più numerosi. Finora i decessi legati al coronavirus sono stimati nel mondo sono cento volte inferiori a quelli che si stima causi ogni anno la comune influenza. E tuttavia questo 1% si aggi-unge ed è percepito in modo diverso dai “decessi normali”. Finora nessuno si preoccupava di una forte variabilità annuale perché tutti i decessi venivano attribuiti all’influenza “normale”: nell’ultima stagione influenzale sono scomparsi 34.200 statunitensi e, l’anno prima, 61.099”.
- Gestire il tempo sui social. È vero che stare chiusi in casa ci porta a provare maggiore solitudine e i social sono nati proprio per darci la sensazione di essere meno soli e di essere in contatto con gli altri. Però c’è un altro aspetto da considerare, che è quello che paradossalmente questi strumenti ci isolano ancora di più. Soprattutto se in famiglia non sei solo, cerca di limitare il tempo che passi su internet, a massimo un’ora durante la giornata. Dai spazio invece ad altre attività, come la cura della casa, del tuo corpo seguendo un’alimentazione sana, fai esercizio fisico che non richiede di andare all’aperto (yoga e meditazione sono delle buone alternative), riprendi degli hobby o delle attività che la vita quotidiana, frenetica e fatta di molti impegni, ti ha fatto mettere da parte; scrivi ciò che sta accadendo, come ti senti, le emozioni che ti attraversano, oltre a essere un buon modo per gestire le emozioni, queste scritture diventeranno una testimonianza. Non dimenticare inoltre di curare la comunicazione con i tuoi familiari.
- Produttivi invece sono quegli strumenti che permettono di fare videochiamate e di metterci in contatto, visivo, con altre persone che al momento non puoi incontrare nella realtà. Quindi molto utile è sentire i propri amici o i propri parenti con strumenti quali Skype, Whatsapp, Zoom e altre piattaforme che permettono di incontrare gli altri a distanza, e di aiutare le persone a sentirsi meno sole.
Gli effetti dell’isolamento
La separazione, forzata, dalle persone a noi care e dagli affetti, può avere delle conseguenze psichiche non indifferenti. La perdita di libertà e la separazione, così come l’impossibilità a controllare ciò che per sua natura non può essere controllato, può avere degli effetti drammatici. Rabbia, violenza, depressione e in alcuni casi il suicidio, sono i possibili effetti dell’isolamento prolungato. Il lavoro continuo ed estenuante degli operatori sanitari che in questi giorni stanno cercrando in ogni modo di contenere e curare le persone che si ammalano di coronavirus, portandoli ad essere in contatto continuo con la malattia e i suoi effetti, potrebbe favorire lo sviluppo di un disturbo da Stress Post Traumatico. Per tutti loro, dovranno sicuramente essere adottate delle misure preventive delle conseguenze psicologiche e quindi fornire un supporto sia in itinere sia successivo alla pandemia.
Ma non solo chi è esposto a scenari drammatici può manifestare questo disturbo: stress, ansia, depressione, fluttuazione del tono dell’umore, rabbia, aggressività sono tutte conseguenze che potrebbero manifestare i soggetti che sono in isolamento.
Come cambierà la nostra mente?
In questi giorni di quarantena ho letto e visto spesso articoli o interviste, in cui si dice che da questa pandemia ne usciremo tutti un pò diversi. Credo che sicuramente gli effetti dureranno nel tempo e che noi psicologi avremo molto lavoro da fare e molto aiuto da dare.
Una delle cose che credo accadrà, sarà la stigmatizzazione di tutte quelle persone che sono risultate positive al coronavirus o quelle che sono state a contatto con persone malate o semplicemente chi è stato posto in quarantena per essere stato a contatto con persone positive, pur non essendolo loro in prima persona. Evitamento ed essere trattati con paura e sospetto, credo saranno il prezzo che pagheranno moltissime persone. È per questo che la buona informazione che i mass media possono dare, ha un ruolo centrale nell’evitare che ciò accada, come anche interventi nelle scuole e nei posti di lavoro che medici e psicologi possono fare una volta terminata l’emergenza.
Una quarantena più lunga, è associata a conseguenze psicologiche più negative, è per questo che noi psicoterapeuti e psicologi abbiamo dovuto adeguare la terapia a questo nuovo evento, spostando il nostro studio e la stanza di terapia in quella delle videochiamate, per poter continuare un percorso già iniziato con i nostri pazienti e iniziando nuovi percorsi con le persone che in questo periodo soffrono di più.
Ci sono delle cose che possiamo imparare da questa esperienza.
- Staremo più vicini alle persone. Una cosa che sicuramente ci sta insegnando questa esperienza è l’importanza della vicinanza (fisica) con le persone che amiamo. Apprezzeremo e desidereremo di più la loro presenza e tollereremo maggiormente le diversità.
- Cambierà il valore che attribuiamo alle cose; creeremo una scala immaginaria delle cose che per noi sono più importanti, rendendoci conto che ciò che prima per noi era collocato in un punto più alto (come ad esempio il denaro) dopo questo momento, si troverà più in basso nella scala delle nostre priorità.
- Non saremo invincibili. L’imprevedibilità e la mancanza di controllo di questo virus ci sta facendo apprendere che, non solo non siamo immortali e che tutti, anche i più “potenti”, possono esserne colpiti, ma che non siamo onnipotenti e ci sono cose che non possiamo prevedere e gestire.
- Impareremo l’importanza di un abbraccio.
Pensare a quando usciremo da questa condizione che crea disagio sembra un tempo ancora lontano, ma con la responsabilità di ognuno, con i piccoli comportamenti che ognuno può assumere, può lavorare affinchè tutto questo abbia una durata ragionevole e accettabile per il nostro benessere, anche psicologico.
Dott.ssa Cristina Lo Bue