Le fobie appartengono alla categoria dei disturbi d’ansia e inducono la persona a sperimentare una paura irrazionale verso una situazione, un oggetto, un luogo o un animale. La persona è consapevole che la paura è eccessiva, ma non riesce a calmarsi o a controllare tale paura pertanto farà di tutto per evitare la situazione temuta. Questo significa che la persona potrebbe modificare la propria vita in base a ciò che teme perché se dovesse trovarsi di fronte alla situazione o all’ oggetto potrebbe manifestare un forte disagio psichico o attacchi di panico.
L’APA (American Psychiatric Association) riconosce tre forme di fobia:
La fobia specifica è considerata semplice quando è limitata e collegata a una causa specifica e ben identificabile che potrebbe non verificarsi nella vita quotidiana della persona e quindi non influenzare le sue giornate in modo significativo (es. la fobia dei ragni).
Le fobie specifiche possono essere suddivise in 5 tipologie:
L’ansia sociale e l’agorafobia invece sono fobie complesse poiché i loro fattori scatenanti sono meno identificabili e possono manifestarsi in qualunque momento.
Le fobie complesse hanno molta più probabilità di influenzare il benessere della persona rispetto a quelle specifiche. Per esempio, chi soffre di agorafobia può manifestare altre forme di fobie collegate ad essa come la paura di essere lasciati soli e quindi “incaricare” un accompagnatore per tutti gli spostamenti, e nei casi più gravi decidere di non uscire più da casa.
In ogni caso una fobia diventa diagnosticabile e debilitante quando una persona inizia a organizzare la propria vita evitando la causa della paura (per esempio non viaggia più perché ha paura dell’aereo).
Secondo un articolo de La Stampa del 2014, le 13 fobie più comuni sono:
Man mano che la società cambia, e quindi cambia la nostra cultura e le nostre “priorità”, cambiano anche le fobie. Oggi infatti è possibile sviluppare la paura di rimanere senza cellulare, senza computer o comunque non connessi, la nomofobia. Anche la gerontofobia, cioè la paura di invecchiare, è una paura dei nostri tempi.
Sintomi comuni della fobia sono:
Le fobie specifiche di solito iniziano durante l’adolescenza o nella prima età adulta, ma raramente nell’infanzia e sono più presenti nel sesso femminile che in quello maschile. Per una diagnosi di fobia specifica, i sintomi non devono essere dovuti ad ansia da separazione, ansia sociale, agorafobia, disturbo da stress post-traumatico o disturbo ossessivo compulsivo. Per alcuni studiosi, la fobia specifica può essere predittore di altri disturbi mentali quali disturbi d’ansia e disturbi depressivi.
Un aspetto importante e decisivo delle fobie è l’evitamento, ovvero quel meccanismo difensivo che la persona utilizza per non esporsi all’oggetto o alla situazione temuta. Però se da un lato l’evitamento permette alla persona di avere un illusorio controllo della situazione consentendole di vivere la propria vita quotidiana con serenità, dall’altro aumenterà la paura e porterà a vedere l’oggetto come più pericoloso di quanto è realmente.
Anziché evitare dovresti cercare di affrontare a piccole dosi ciò che temi, perché solo così la paura può trasformarsi in coraggio. È importante procedere poco alla volta e quando avverti uno stato di ansia, è meglio che ti fermi per provarci un’altra volta. Cerca di fare questi piccoli passi da solo per evitare che tu possa dipendere dagli altri e finire per non percepirti come capace.
Le fobie possono essere causate da un’esperienza stressante, da un evento spaventoso o essere un comportamento che la persona ha osservato nei propri genitori (per esempio quelle mamme che hanno paura dei cani e “trasmettono” questa fobia ai figli), in questi casi è possibile che la fobia si manifesti durante l’infanzia.
Per le fobie complesse non sono ancora state individuate delle cause specifiche, e gli esperti ipotizzano che possano dipendere da fattori genetici, esperienze di vita o aspetti neurobiologici.
Freud riteneva che le fobie si inserissero in un funzionamento nevrotico della personalità dell’individuo e che fossero l’esplicitazione di uno spostamento (meccanismo di difesa il quale scopo è quello di tenere lontano l’oggetto sostitutivo e l’ansia ad esso legato) di un evento traumatico (vissuto nell’infanzia) sulla situazione fobica.
I trattamenti per le fobie sono vari e fortunatamente il disturbo risponde molto bene agli interventi psicoterapici. Il trattamento d’elezione sembra essere la desensibilizzazione o esposizione allo stimolo, in cui la persona viene guidata e accompagnata all’esposizione graduale allo stimolo che teme.
Il trattamento psicodinamico, invece, implica la possibilità di esplorare l’organizzazione della personalità e ri-organizzarla in modo da affrontare conflitti e difese profonde. Curare la fobia è possibile risolvendo il conflitto originario.
Il trattamento psicodinamico può anche essere utile nel caso in cui la persona non aderisca al trattamento farmacologico o ad altre forme di intervento come l’esposizione graduale allo stimolo. È una terapia utile per comprendere le cause del conflitto rappresentato simbolicamente dall’oggetto o dalla situazione temuta.
Dott.ssa Cristina Lo Bue